Nasce il supermercato per i disoccupati: lavoro in cambio della spesa gratis

 

Siamo rimasti stupiti dall’interesse suscitato dall’articolo. Da una parte da quante persone avrebbero bisogno di cose primarie, tipo la spesa e dall’altra parte di persone che magari una volta la settimana (perchè la crisi ha colpito tutti) o al mese, sarebbero disponibili a regalare una busta di spesa da 10 euro ad una famiglia in difficoltà.

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Quindi rimbocchiamoci le maniche e vediamo tutti insieme cosa è possibile fare. Partiamo noi con qualche idea:

1) Realizzare ogni fine mese, invece che una volta l’anno, la colletta alimentare. Magari delle collette alimentari, fuori dai supermercati della zona,

2) Stiamo pensando di fare un post o più post (per tutte le regioni) con tutti i luoghi di distribuzione dei pacchi alimentari in Italia. Ci aiutate a farlo? Inoltre tutti quei luoghi dove ci sono iniziative di solidarietà e dove si possono andare a prendere materassi, una cucina usata o altro gratuitamente o lasciando solo qualcosa (se si ha a disposizione).

3) Un post per regioni dove possiamo raggruppare i contatti per fare piccoli lavori anche giornalieri. So che qualcuno storcerà il naso ma qui si tratta di mettere in tasca alle persone anche piccole somme per tirare avanti.

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Ecco il post pubblicato giorni fa per chi vuole rileggerlo.

Niente carità per gli indigenti: chi usufruirà del servizio dovrà in cambio offrire il proprio lavoro per almeno una volta alla settimana. Succede a Modena, città dove non ti aspetteresti di certo di trovare dei nuovi poveri che non solo non ce la fanno ad arrivare alla terza settimana ma neanche alla seconda.

Le famiglie che verranno aiutate da questa bella iniziativa riceveranno (gratuitamente) una tessera e dei bollini e con questa potranno fare la spesa durante tutto l’anno. In cambio dovranno prestare il loro lavoro, proprio all’interno del supermercato e il magazzino dell’associazione almeno per una volta a settimana.

Tutto questo, dicevamo, avviene nella ricca (almeno un tempo) Emilia Romagna, e precisamente a Modena; qui il Centro Servizi per il Volontariato inaugurerà a maggio l’Emporio Portobello, un vero e proprio supermercato per famiglie in grossa difficoltà economica e persone disoccupate. Non avverrà più l’umiliazione, per un padre, di non poter mettere qualcosa nel piatto dei figli quando tornano da scuola. E’ questo forse uno dei colpi più duri per i nuovi poveri, circa 4 milioni in tutta italia, non avere niente da mettere nel piatto. A modena sono circa 450 i nuclei familiari in forte difficoltà e che potranno in questa iniziativa trovare un aiuto concreto.

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Dice Angelo Morselli, presidente del Centro per il Volontariato e portavoce di un nuovo welfare dove la parola d’ordine è dignità. “L’idea ci è venuta semplicemente ascoltando i problemi dei nostri concittadini. La situazione è allarmante”.

A rendere possibile il progetto saranno tutta una serie di associazioni, di volontari, aziende che doneranno alimenti, insomma una vera e propria rete di salvezza per chi sta precipitando e non vede luce nel proprio futuro. Alla perdita del lavoro, alla mancanza di soldi per comprare le cose necessarie non si deve aggiungere la mortificazione del piatto vuoto a casa.

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Gli ultimi dati sono quelli di Confcommercio che racconta di un paese dove, dal 2006 al 2011, la crisi ha creato 615 nuovi poveri al giorno, a fronte di un tasso di disoccupazione dell’11,7%. Così Emporio Portobello vuole dare risposta ai nuovi poveri, cercando di offrire un’ancora di salvezza.

“Crediamo molto in questo progetto – continua Morselli – e vogliamo si mantenga la dimensione dell’acquisto, nessuno regala niente, ma coinvolgiamo le persone in un progetto specifico. Noi vogliamo stringere un patto con gli utenti che accoglieremo nei nostri locali. Ci sono delle condizioni e sarà fondamentale per tutte le parti rispettarle”. La prima regola è essere disposti al cambio di stile di vita. “Portobello sarà composto da tre locali: magazzino, supermercato vero e proprio e un’area di incontro con le associazioni. Intendiamo instaurare con gli utenti un vero dialogo per cercare di assisterli in questa nuova fase di vita. Cambiare lo stile di consumo sarà uno dei primi obiettivi”. E la seconda clausola del patto tra l’Emporio e il cittadino prevede un aiuto concreto: “In cambio chiediamo a chi usufruirà del servizio, di venire almeno una volta a settimana a lavorare come volontario presso la struttura. È il segno concreto che non stiamo facendo nessuna carità, ma cerchiamo di coinvolgere direttamente gli utenti nel percorso di uscita dal disagio”.

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