Il modo di cercare lavoro è cambiato, e con lui anche le stesse richieste. Fino a qualche anno fa bastava bussare alla porta di una fabbrica o una grande industria e la possibilità di essere preso era sempre maggiore di un rifiuto totale. Oggi le fabbriche non riescono a pagare i propri operai, le ditte falliscono e i negozi chiudono.
Sembra che oggi, l’unico orizzonte ammesso sia quello del lavoro autonomo. Navigando sui vari siti internet e facendo una statistica così, su due piedi, si può azzardare (ma non troppo) a dire che un buon 70% dei lavori richiedono l’apertura di una partita iva o una collaborazione occasionale con ditte e strutture di appoggio.
Versare i contributi al dipendente inizia a diventare impresa ardua per molti commercianti, le tasse di assunsione sono così elevate da scoraggiare, le entrate delle volte sono così inferiori agli investimenti fatti che tutti inevitabilmente ne risentono.
Per questa è nata l’esigenza di creare ambienti lavorativi dove ognuno può progredire professionalmente solo grazie alle sue reali capacità. “il lavoro bisogna crearcelo” è un detto ormai diventato comune in questi tempi di crisi, chi è rimasto senza un occupazione sente l’esigenza in qualche modo di badare a se stesso, così nascono a dismisura nuove figure professionali indipendenti che si appoggiano ad un’azienda più grande solo per il nome o il prodotto sponsorizzato. Ma non tutti hanno la possibilità di intraprendere una simile professione. L’apertura di una partita iva costa caro (sono uscite alcune agevolazioni in questi ultimi mesi, che tramite dei finanziamenti è possibile aprirne una praticamente a chiunque), trovare un azienda seria ed affidabile a cui appoggiarsi non è cosa da poco (di imbroglioni il mondo è pieno).